Una sensazione molto diffusa nonostante ogni volta, orologio al polso, ci rendiamo conto che si tratta solamente di un’illusione: il viaggio di ritorno sembra più breve di quello di andata, nonostante i chilometri percorsi e il tempo impiegato siano gli stessi. Ma quali sono i perché di questa esperienza soggettiva molto diffusa? Perché l’andata è più lunga del ritorno?
Diversi gruppi di scienziati e psicologi hanno cercato di dare risposte a queste domande. Una di queste ha a che fare con il concetto di rilevanza temporale: quando siamo di fretta o in ansia perché dobbiamo raggiungere il luogo di un evento importante diamo molto valore al tempo che sta scorrendo; durante il viaggio di ritorno, contrariamente, siamo più rilassati e ci concentriamo meno sul tragitto che a questo punto ci sembra trascorrere più velocemente (del resto il tempo vola quando ci si diverte, no?).
Un’altra spiegazione ha a che fare con la familiarità che abbiamo col percorso. All’andata stiamo magari percorrendo una nuova strada su cui siamo costretti a rimanere molto concentrati; al ritorno inizieremo a incontrare i punti di riferimento che avevamo fissato nel viaggio di andata e che ci renderanno il percorso familiare. In questo modo il viaggio di ritorno ci apparirebbe più veloce di quello di andata.