La pasta alla carbonara è un piatto caratteristico del Lazio, e più in particolare di Roma, preparato con ingredienti popolari e dal gusto intenso. Gli ingredienti sono: pasta di semola di grano duro (solitamente spaghetti), guanciale (o pancetta), uova, pecorino (e/o parmigiano), olio, sale e abbondante pepe. Fino a qui ci siamo. Ma perché si chiama proprio così?
Le origini della pietanza non sono note con certezza, e di conseguenza sul nome si hanno solo delle ipotesi. Taluni imputano le origini della carbonara già ai Romani, c’è chi ne attribuisce la paternità ad Ippolito Cavalcanti, nobile napoletano che aveva pubblicato una ricetta simile in un suo libro; altri le collegano ai carbonai (mestiere di trasformare la legna in carbone vegetale) appenninici, i quali lo preparavano usando ingredienti di facile reperibilità e conservazione (poiché per realizzare la carbonella era necessario sorvegliare la carbonaia per lungo tempo e quindi era importante avere con sé i viveri necessari).
Altri ancora dicono che sia legato agli aderenti ai moti carbonari (il gruppo di rivoluzionari che si batteva contro l’occupazione austriaca del Nord Italia) e che sia stato inventato da loro, come piatto veloce da preparare nei loro nascondigli. Ulteriori voci dicono che sia stato inventato dagli americani sul finire della seconda guerra mondiale per utilizzare la pancetta e le uova comprate al mercato nero (i cuochi italiani svilupperanno la ricetta vera solo più tardi). Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che a Roma il piatto era sconosciuto prima della seconda guerra mondiale.
Un’ipotesi diversa sul nome è la presenza del pepe nero macinato in abbondanza sopra il piatto di portata che caratterizza quindi la somiglianza con una spolverata di polvere di carbone, cosa verificatasi ai lavoratori delle miniere quando preparavano questo piatto, dagli ingredienti facilmente reperibili per l’epoca.