C’è chi ne soffre di più, chi di meno. Di solito ai più sensibili viene consigliato di sedere nei primissimi posti in un autobus, di evitare la lettura e di guardare il tragitto. Il classico mal di viaggio, anche chiamato mal d’auto o più tecnicamente chinetosi, presenta gli stessi sintomi (tra tutti la nausea) che costituiscono la classica reazione del corpo quando è stato avvelenato. Ma come è possibile che il nostro corpo pensi di essere avvelenato senza aver ingerito nulla?
Quando siamo in movimento il nostro corpo sviluppa una serie di processi neurologici: quando camminiamo (o corriamo) il nostro corpo subisce una pressione su gambe e su piedi, e i muscoli inviano segnali alla corteccia motoria. L’apparato vestibolare, che si trova nell’orecchio interno, dà tutte le informazioni correlate a gravità, accelerazione e orientamento, che sono fondamentali affinché si mantenga l’equilibrio; questo apparato, con la collaborazione della vista, permette la percezione del ritmo regolare con cui le immagini scorrono davanti alla retina e consente di riconoscere un movimento naturale.
Il nostro cervello ha quindi imparato che quando ci spostiamo le immagini attorno a noi si muovono. Quando siamo in movimento in auto o in altri mezzi di trasporto succede che però il cervello riceve segnali contraddittori dall’orecchio interno e dagli occhi: l’apparato vestibolare, deputato alla direzione dell’equilibrio, percepisce il movimento, ma le immagini attorno a noi rimangono ferme!
Ciò manda in conflitto il cervello che arriva alla conclusione che l’individuo è in preda ad allucinazioni, probabilmente dovute all’assunzione di veleni. Il cervello prova quindi a rimediare inducendo il vomito, con l’obiettivo di eliminare la presunta tossina… Quasi incredibile, non dite?