La cintura di castità è un’oggetto di cui tutti abbiamo più volte sentito parlare, esempi ci sono anche nel cinema, come ad esempio in Superfantozzi, nel Robin Hood di Mel Brooks ma anche nel recente Mad Max: Fury Road. Ma quanto ne sappiamo davvero su di lei?
L’idea è che gli uomini del medioevo potevano assicurarsi la fedeltà delle loro consorti mentre erano in guerra, magari per svariati anni, con la cintura di castità, cosicché fisicamente esse non potessero avere rapporti sessuali. Questa visione delle cinture di castità come strumenti misogini progettati per opprimere le donne sessualmente è stata l’idea comunemente diffusa per secoli. Le cinture di castità in metallo nelle gallerie di musei e collezionisti sono state viste come reliquie medievali e sono venute a rappresentare la crudezza dell’epoca buia.
Recentemente, però, accademici e storici hanno iniziato a far luce sul fatto che le cinture di castità non sarebbero mai state usate per questo scopo, e che in realtà sono oggetti mitici che non sono mai stati usati affatto. È altamente improbabile che nel Medioevo si usassero davvero le cinture di castità, in primis perché non è mai stato realmente documentato, in secundis perché senza poter togliere la cintura le donne non sopravvivrebbero più di qualche giorno, per problemi igienici e di salute.
La prima rappresentazione di una cintura di castità viene da un disegno del 1405 in un’opera chiamata Bellifortis, sull’ingegneria della guerra, e molto probabilmente fu inclusa nel libro come uno scherzo. Da allora la maggior parte degli altri riferimenti letterari alle cinture sono allegorici o satirici.
La cintura ha probabilmente origini nell’antica Roma, dove le spose indossavano tuniche bianche e una cintura intrecciata a indicare simbolicamente la loro castità: essa veniva legata in un nodo erculeo che il marito avrebbe successivamente slegato. Anche i militari indossavano simili cinture annodate e l’idea prevalente soprattutto nell’Alto Medioevo era che simboleggiasse la modestia e la castità.