L’inquinamento luminoso è un’alterazione dei livelli di luce naturalmente presenti nell’ambiente notturno. Questa alterazione provoca danni di diversa natura: ambientali, scientifici, culturali, economici e di salute. La cosa più semplice da notare è che… non si vedono le stelle. In città è pressoché impossibile vedere più di un paio di stelle, quelle più luminose, mentre per vedere la Via Lattea bisogna fare chilometri e chilometri, se si è fortunati.
La causa principale dell’inquinamento luminoso è data dalle emissioni di luce da impianti esterni non a norma di legge, cioè che disperdono buona parte in altre direzioni, soprattutto verso l’alto. Le lampade a led, che sono sempre più diffuse, grazie ai loro bassi consumi, giocano un ruolo (negativo) importante: grazie ai bassi consumi non costa nulla mettere lampade più potenti, che conseguentemente mandano più luce verso l’alto, e soprattutto esse emettono luce con forti componenti bianco-blu, che viene diffusa molto di più dalle molecole dell’atmosfera.
Tra i danni ambientali abbiamo: difficoltà di orientamento di vari animali (uccelli, tartarughe, falene, pipistrelli), alterazione dei ritmi circadiani nelle piante, animali ed uomo. Il danno culturale principale è dovuto alla sparizione del cielo stellato dai paesi più inquinati, per esempio la Via Lattea, patrimonio dell’umanità, è quasi impossibile da vedere. L’astronomia sia amatoriale che professionale sono fortemente limitate: un cielo troppo luminoso abbassa drasticamente l’efficienza dei telescopi. Il danno economico è dovuto principalmente allo spreco di energia elettrica impiegata per illuminare inutilmente zone che non andrebbero illuminate, come… il cielo, ma anche facciate degli edifici privati, i prati e i campi a lato delle strade o al centro delle rotatorie.
Insomma, se vogliamo che in futuro si possa vedere qualche stella, e non vogliamo far danni a piante, animali e a noi stessi, non inquiniamo l’ambiente… anche con la luce. Luce verso il basso e solo dove serve!